Édouard-Léon Scott de Martinville brevettò il fonoautografo, primo strumento in grado di registrare suoni, nel 1857. La capacità di memorizzare informazioni di tipo acustico è quindi un’attività sorprendentemente recente per l’uomo, soprattutto se paragonata alla registrazione di informazioni di tipo grafico, di cui esistono invece testimonianze risalenti alla preistoria.

Dall’invenzione di de Martinville, le tecnologie impiegate per la conservazione dei segnali acustici si sono notevolmente evolute. Il continuo susseguirsi di trasformazioni e innovazioni ha portato a sfruttare differenti tipi di strumento e di supporto. Le informazione di tipo acustico, però, rimangono tuttora estremamente labili, soggette a degradazione o anche a perdita irreparabile in tempi brevi.

Questi inconvenienti sono dovuti alla deperibilità dei supporti impiegati per la memorizzazione. Le cere, le gelatine fotosensibili e le lacche, ad esempio, sono tutti materiali organici, e in quanto tali aggredibili da parassiti e muffe; a queste minacce si aggiungono fenomeni di cristallizzazione, che provocano fragilità e impossibilità di impiego a distanza di tempo.

Le resine sintetiche utilizzate per i dischi e i supporti magnetici sono soggette a deformazioni e a invecchiamento; gli strati di ossidi magnetici con il tempo perdono particelle o si sgretolano, la magnetizzazione si affievolisce e si trasferisce alle spire adiacenti nelle bobine dei nastri magnetici. Anche le resine sintetiche dei supporti ottici si possono modificare, e danneggiandosi rischiano di diventare illeggibili.

La continua evoluzione delle tecnologie adottate comporta l’obsolescenza dei vecchi sistemi di registrazione; ne consegue che l’informazione memorizzata in questo modo non può più essere letta perché gli strumenti adatti non vengono più prodotti o sono diventati troppo costosi. Questo è avvenuto ad esempio per le informazioni registrate in forma digitale negli scorsi decenni; i dispositivi che consentirebbero la lettura non sono più oggetto di produzione e manutenzione, e andranno in esaurimento nell’arco di brevissimo tempo. L’impresa di conservare i supporti originali e l’equipaggiamento per la loro riproduzione è senza speranza, pertanto la comunità archivistica internazionale ha introdotto lo slogan:

“difendere il contenuto, non il supporto”.

Per venire incontro a queste esigenze, Audio Innova ha sviluppato:

  • Un sistema informatico (aiCARE: Context-aware Audio Restoration Environment) basato su algoritmi innovativi che utilizzano la teoria del filtro di Kalman, una tecnica matematica molto usata sin dagli anni Sessanta nell’avionica per estrarre un segnale da una serie di misure incompleta e/o affetta da incertezze;
  • Un software (vincitore del primo premio della competizione tra idee d’impresa innovative StartCup del 2010) per ricostruire il suono di un disco usurato o rotto a partire dalla sua fotografia, utile per:
    • Automatizzare i processi di digitalizzazione negli archivi;
    • Evitare l’acquisto di equipaggiamenti dismessi (giradischi, amplificatori…) per ascoltare i vecchi dischi di famiglia;
    • Recuperare le canzoni dei dischi rotti.

Elenco dei supporti che siamo in grado di elaborare:

  • nastri magnetici:
    • bobina aperta (formati diversi)
    • cassette
    • micro-cassette
  • dischi fonografici:
    • 78 giri
    • dischi in gommalacca (19 giri – 90 giri)
    • vinile (33 giri, 45 giri)
  • cilindri di cera
  • registratori a filo