Lo spostamento dal supporto al contenuto del focus archivistico comporta il passaggio a una conservazione di tipo attivo: dalla fine del Ventesimo secolo, il tradizionale paradigma di conservare l’originale si sposta verso il “distribuire è conservare”, che accoglie l’idea che è necessario digitalizzare le informazioni acustiche e renderle quindi disponibili attraverso la tecnologia propria delle digital libraries. Il trasferimento delle informazioni acustiche nel dominio digitale oltre a permettere (potenzialmente) una maggiore resistenza all’usura del tempo, consente una più efficace ricerca dei contenuti, sulla base di melodie fischiettate dall’utente (query by humming) o di esempi sonori tratti da altri file audio (query by example).
Per provvedere poi alla loro conservazione, conviene che le informazioni di tipo acustico vengano restaurate operando su copie (digitali) ottenute da quelle perfettamente corrispondenti all’originale. Questo modo di procedere consente di poter decidere volta per volta quale tipo di approccio restaurativo adottare. Non è infatti raro il caso in cui si giunga a effettuare interpretazioni sonore di tipo diverso di uno stesso originale, in funzione dello scenario d’ascolto scelto, che può andare dalla sala da concerto (nel caso, ad esempio, di un’opera per nastro magnetico e strumento acustico), all’ambiente domestico (diffusori abbinati ai personal computer, sistemi ad alta fedeltà a due o più canali) oppure a situazioni mobili (lettori di file digitali, impianti per la riproduzione sonora in automobile).